L’uso dei sostituti ematici a base di emoglobina è associato ad aumentato rischio di infarto miocardico e di mortalità
I sostituti ematici possono risultare utili nei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico e nei pazienti traumatizzati con shock emorragico, soprattutto per le persone che vivono in aree rurali o per i militari in ambiente di combattimento.
Attualmente la maggior parte dei sostituti ematici si basano sull’emoglobina.
Studi clinici randomizzati, completati prima del 1996, hanno posto interrogativi sulla sicurezza di questi prodotti e non sono stati in grado di mostrare benefici clinici.
Sebbene ci siano differenze biochimiche tra i prodotti fino ad oggi esaminati, essi condividono lo stesso meccanismo d’azione ed apparente meccanismo di tossicità.
Le molecole di emoglobina, utilizzate nei sostituti ematici, non sono contenute all’interno delle emazie e quando queste molecole sono rilasciate entro il sistema vascolare presentano una rapida azione scavenger ( effetto spazzino ) nei confronti dell’ossido nitrico.
Questo può causare vasocostrittore sistemica, riduzione del flusso ematico, aumento del rilascio di mediatori proinfiammatori e di potenti vasocostrittori e perdita dell’inattivazione delle piastrine, creando in tal modo le condizioni favorevoli per l’insorgenza di trombosi vascolare a livello cardiaco o di altri organi.
A differenza dell’emoglobina naturale, i sostituti ematici a base di emoglobina privi di cellule ( HBBS ) possono essere chimicamente alterati per minimizzare queste tossicità.
E’ stato postulato che il cross-linking ( legame incrociato ), la polimerizzazione o la pegilazione dell’emoglobina possano creare molecole di HBBS più larghe, più stabili, prevenendo l’extravasazione, e pertanto riducendo la tossicità correlata all’attività scavenger dell’ossido nitrico.
Un produttore ha anche aumentato l’affinità di HBSS per l’ossigeno in modo da ridurre il trasferimento di ossigeno alle arteriole e pertanto eliminare, in modo petenziale, gli effetti indesiderati cardiovascolari.
Uno studio, condotto da Ricercatori dei National Institutes of Health ( NIH ) a Bethesda e di Public Citizen a Washington, ha avuto come obiettivo quello di esaminare l’associazione tra i sostituti ematici a base di emoglobina ed il rischio di infarto miocardico e di mortalità.
Sulla base dei dati di studi clinici, controllati e randomizzati, di 5 differenti HBBS, nei pazienti con ictus, trauma o sottoposti a chirurgia elettiva, è stato riscontrato un aumento statisticamente significativo del 30% nel rischio di mortalità.
E’ stato anche osservato un incremento di 2.7 volte del rischio di infarto miocardico.
Lo studio che ha valutato PolyHeme ( in cui l’emoglobina ha subito un processo di polimerizzazione ) merita speciale menzione perché l’FDA ha dato approvazione allo studio nei pazienti con trauma, pur essendo al corrente di dati non pubblicati di un significativo aumento di infarto miocardico nel precedente studio riguardante pazienti sottoposti a chirurgia vascolare.
I rischi dei sostituti ematici a base di emoglobina dovrebbero essere valutati in confronto ai benefici di questi prodotti. ( Xagena2008 )
Fonte: Journal of American Medical Association, 2008
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